21 ottobre 2011

Handle with Care

Mostra personale di Alice Olimpia Attanasio
a cura di Paolo De Grandis
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Dal 28 Ottobre al 27 Novembre 2011
Ingresso libero - Orari di apertura: da Martedì a Domenica dalle 10.30 alle 18. Chiuso Lunedì, e il 15-16 Novembre.



“Handle with care” è il titolo della nuova mostra personale di Alice Olimpia Attanasio presso Giudecca 795 Art Gallery, curata da Paolo De Grandis, che presenta gli ultimi risultati espressivi di Alice Olimpia Attanasio, giovane talento che si è da poco imposta nel panorama artistico nazionale con numerose mostre personali e collettive. Vincitrice di uno dei Premi Speciali Giudecca 795 Art Gallery al Premio Arte Laguna 2011 (Under 25), ha preso inoltre parte ad OPEN, Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni
.
Alice Attanasio è sensibile al mondo e a ciò che la circonda, la sua arte è linguaggio di se stessa, della propria individualità; è una esteta dell’immagine, sperimenta l’uso di materiali, note sono le sue installazioni realizzate con caramelle; crea e dà vita all’opera attraverso la fantasia e la perfezione di chi ama la bellezza, la presenza della donna e degli stessi luoghi che le appartengono come essere della natura. In questa occasione l’indagine espressiva si sofferma sul concetto di fertilità quale unica fonte salvifica in una società corrotta e degradata.

Le quattro fotografie di grande formato ritraggono donne incinte sorprese nella silente drammaticità quotidiana: la malata, la prostituta, l’operaia, la terremotata, divengono qui nuove icone per il necessario riscatto sociale. Sono scatti che vivono costantemente all’interno di una fase figurativa surreale e onirica, linguaggio che accompagna il percorso espressivo dell’artista sin dagli esordi. Come il cuore, muscolo vitale, fil rouge in continua evoluzione e qui racchiuso in una teca sintetica, quale simbolo del ventre materno.

Quello di Alice Olimpia Attanasio è un mondo di favole dove l’incontro delle sensazioni interiori con una realtà efficace e sofferta reagisce ai moti dell’anima con il potere delle sensazioni visive, favole non raccontate ma appena sussurrate nelle quali l’artista mette al bando la sterilità degli effetti speciali, perché la favola non ha bisogno di essi. La sua è sincerità espressiva, stillicidio di pensieri, poesia moderna.

Come l’opera epilogo della mostra in cui l’artista estrae scatti montati e ripetuti in loop dove lei stessa è ritratta mentre occupa una fila di sedie. L’immagine replicata e desemiotizzata azzera ogni traccia di senso compiuto, aprendo la narrazione a una dimensione astratta, diluita lungo un movimento a spirale. L’attesa, come il file in fase di progressione senza fine. Crisi di identità degli esseri umani che vivono una vita priva di scopo e di significato e dunque: “Aspettiamo Godot”.