26 aprile 2009

a horse of a very different color

Un cavallo di un colore molto diverso

(dal catalogo della mostra)



Cercando un pittore, abbiamo trovato un cavallo. Un cavallo che dipinge.
Sconcertante. Affascinante. Entusiasmante(...). Certo che Renee Chambers, che non è una pittrice ma una ballerina classica, ha avuto un bel coraggio ad iscrivere al concorso un dipinto fatto dal suo cavallo. Nel giro di pochi minuti ci siamo appassionati a questa strana storia, e abbiamo deciso di verificarla - e qui ci siamo rivolti all’etologo Danilo Mainardi. Quindi ha cominciato a stuzzicarci l’idea di una mostra “personale” di un cavallo pittore. A dirla tutta, c’è voluto un certo coraggio anche da parte di una galleria d’arte, per mettersi così in gioco, specialmente a Venezia che è una della capitali dell’Arte.
Con un sondaggio ed una preview ad una fiera di arte contemporanea a Roma, che ha suscitato anche il grande interesse della stampa, abbiamo compreso che il pubblico non si capacita del fatto che il pittore sia un cavallo. Eppure è così.
Cholla non dipinge pestando la tela con gli zoccoli. Dipinge tenendo il pennello tra i denti, e chinandosi per raccogliere il colore, come è visibile in molti filmati disponibili (uno in particolare in galleria e alcuni spezzoni sul nostro sito). Dipinge liberamente, comincia e smette quando vuole..

E’ bravo? Dipende dal punto di vista.

Come animale, è un fenomeno: soprattutto se si considera che è figlio di un Mustang, è ancora semiselvaggio, che non è ammaestrato, e che la stragrande maggioranza dei cavalli ridurrebbe il pennello in mille pezzi in due minuti.

Come “artista”, dovremmo dire che è un autodidatta e che si vede chiaramente; non si può parlare di pulizia del tocco, e non ci azzardiamo ad attribuirgli pensieri e concetti (ma l’inconscio di un cavallo, esisterà?) né volontà di rappresentazione e di significati che saremmo noi umani ad attribuire. Però… non è ad un segno istintivo, immediato, primordiale quello cui molti artisti di oggi e di ieri hanno cercato di avvicinarsi, tentando di fare tabula rasa della propria esperienza? E dunque: i segni tracciati da Cholla potrebbero essere visti idealmente come un punto d’arrivo?

I suoi acquerelli piacciono al pubblico, e alcuni – sinceramente – ci stupiscono positivamente. Parlando in generale, è l’uomo a tentare interpretazioni, e spesso a “vedere arte” dove forse non c’è (mordiamoci la lingua che è meglio). Ma sperimentare, parlare e discutere di arte, è proprio quanto desideriamo.
A noi interessano due domande, che vi starete forse ancora ponendo anche voi: Cholla è contento di fare quello che fa? E poi, che cos’è l’arte, in particolare quella contemporanea? Vari artisti (non esclusi alcuni celebratissimi) nel tempo sono ricorsi a tutti i mezzi per raggiungere uno stato alterato di “coscienza”: se quel che conta è il gesto, forse ci siamo; ma questo è solo qualcosa su cui riflettere. E l’ironia fa la sua parte.

Di fatto, per dirla in modo scherzoso, Cholla non beve, non fuma, non si droga; non copia l’opera altrui, e non cerca di cavalcare l’onda. Cholla cavalca in mezzo alla neve in Nevada, beato lui; sfoga la sua energia in corse sfrenate; a maggior ragione è sorprendente vederlo poi fermo davanti al cavalletto. Libero di andarsene, eppure fermo, diremmo concentrato.

Non è facile per lui gestire i barattoli di colore preparati da Renee (la scelta cromatica da parte del cavallo è forse casuale, chi può saperlo, ma in fondo non è così importante, dato che le sue composizioni monocrome sono forse le più apprezzabili); Cholla si posiziona il pennello tra i denti senza masticarlo, fino a raggiungere l’angolazione voluta; solo allora comincia a dipingere, e resta al cavalletto, volontariamente, per molti minuti. Questo comportamento è qualcosa di così straordinario da convincere persino l’insigne professor Mainardi, il quale presto ha abbandonato il suo iniziale (e pesante) scetticismo, per concludere qualcosa di importantissimo per tutti noi: le opere di Cholla sono atto volontari e consapevoli, probabilmente giocosi, di un cavallo non costretto e non ammaestrato, ben trattato, a suo modo felice. E già questo ci piace. Che poi la signora Renee raccolga il pennello per il cavallo quando gli cade a terra e glielo porga, non è rilevante, perché anche dai filmati è evidente che Cholla lo cerca e vuole continuare. Non si lascia distogliere nemmeno dalle mosche: le scaccia con il pennello ben serrato tra i denti, e riprende. (...)




A horse of a very different color

(from the exhibit catalogue)

Seeking a painter, we found a horse. A horse who can paint.
Disconcerting. Fascinating. Exciting. (...) Renee Chambers, who is not a painter but a classic dancer, must be brave indeed to submit an artwork by her horse. We smiled at the thought.
As minutes passed, we were more and more interested in that unusual story. We decided to check the facts first and called ethologist Danilo Mainardi. We became thrilled by the idea of an exhibit, a "personal" exhibit of a horse who can paint. To tell the whole truth, it took some courage also for an art gallery to put its reputation at risk, especially in Venice which is one of capitals of Fine Art. With a poll and a preview at a contemporary art fair in Rome, where we also attracted the interest of the media, we realized that the public could hardly believe that the painter is a horse. But it is.


Cholla does not paint by stamping his hooves on the canvas. He paints by holding the brush in his teeth, reaching down to get paint from his color jars -- an activity that can be seen in various videos (it is particularly clear in one video available at the gallery and on our website). He paints freely, starting and finishing when he wants to.

Is he is good at it? It depends on your perspective.

As an animal, he is a phenomenon. This is even more accurate if you consider that he is the offspring of a mustang, a semi-wild horse that is, definitely, not trained to paint. And most horses would chew the brush to bits in two minutes.
If we consider him an "artist," then say he is self-taught, and that it is readily apparent. We cannot talk about a pure stroke, and we do not dare speculate about his thoughts, concepts (does a horse's unconscious exist?), desire of representation, and meanings which we humans may assign. But… isn't it true that several artists in past or modern times tried to achieve instinctive, immediate, primordial signs, working from a blank slate? So could Cholla's signs be ideally considered as a target point?

The public's opinion seems to be that his watercolors are appreciated, and some are truly amazing also to us. Generally speaking, we may be trying to render, to "see art" where there may be none (better zip our lips). Yet speaking and debating about art is exactly what we wish.

We care about two questions, which you may be still asking yourself as well: is Cholla happy about what he is doing? And what is art, especially contemporary art? Several artists, including some famous ones, used any means to reach an altered state of "consciousness." If the gesture is what matters, maybe that's all that matters, but this is just something to think over. And irony matters.
As a matter of fact – will you smile, too? - Cholla is neither a smoker nor a drinker nor a drug addict. He does not imitate anyone's art, and he is not trying to ride the right wave. Cholla frolics in the snow in Nevada, the lucky guy, giving vent to his energy, so that we are even more surprised to watch him stand still in front of his easel. Free to quit, yet still, we would say, concentrated.


It is not easy for him to manage the color jars prepared by Renee (the choice of colors made by the horse may be random, who knows, but it is not so important; his monochrome compositions are, perhaps, the most appreciated). Cholla places the brush in his mouth (without chewing on the handle) until he reaches the desired angle then, only at that time, does he start painting, and he stands at the easel, willingly, for many minutes. This behavior is something so extraordinary that it succeeded in convincing the renowned professor Mainardi, who quickly abandoned his initial (and heavy) skepticism to conclude something extremely important to us all: the artworks by Cholla are willing and conscious acts, maybe playful, by a horse who is neither forced nor trained: he is well kept and happy, in his way. And we like this.

The fact that Renee may pick up the brush and give it back when Cholla drops it is of no relevance because the videos also show that Cholla looks for the brush so that he can continue. He does not even let the flies distract him. He chases them away by waving the brush held firmly in his teeth, then continues to paint.
(...)

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