Premesso che:
1) il lunedì è il mio giorno di riposo, 2) il testo critico è stato diffuso stampato in nero su carta rossa (grazie della provvidenziale email), 3) Vito Campanelli ha dichiarato: "Io non avrei scritto niente" pur essendo un tipo molto autocritico... quindi senz'altro il più feroce critico di se stesso... e se tace sarà anche perché è giustamente soddisfatto del proprio lavoro
io sottoscritta dichiaro che:
a) qui di seguito pubblico il testo critico di Nino Esposto ma tenete presente il punto 3 (quando verrete a visitare la mostra, lasciate vagare la mente, l'occhio e il cuore) e soprattutto il punto 1;
b) forse nessun critico come Antonio Esposto (nella foto) ha così artisticamente interagito con le opere sulle quali elucubra, anche se un po'... ombrosamente, vedi il risultato nella foto; c) Nino, guarda che mi tocca tagliare; d) grazie di tutto; e) dove hai comprato quel Cabernet?
(dalla presentazione di Antonino Esposto, per la mostra d’arte contemporanea “Sous Le Rouge” di Vito Campanelli)
Queste oepre rappresentano la fase più recente di un percorso estremamente coerente pur nella continua ricerca, iniziato nel 2000, dispiegatosi nel recente ciclo pittorico denominato "OPUS II", dove l'intersecarsi tra astrazione ed informale si esplica pienamente attraverso forme di evanescente minimalismo, di stratificazione oggettiva di colore, di segni che riecheggiano la suggestione estetica dei caratteri kanji, a ribadire che l'opera d'arte è un oggetto astratto, che non può che realizzarsi attraverso un mezzo concreto.
In questa esposizione, il percorso di "OPUS II" prosegue con l'artista che interpreta l’oggi attraverso l'uso del colore che più degli altri simboleggia il desiderio, la forza vitale, il cambiamento, il presente: il rosso. Abbina, unisce, dialoga con il nero, colore di negazione, del limite assoluto come pure dell'abbandono; accompagna, sottolinea, puntualizza con l’arancio, il purpureo, talvolta il bianco, i contrasti e le sfaccettature traslate dall’Io nelle sue opere in un connubio cromatico che rappresenta una sfida tra pulsioni differenti, su cui il rosso, non a caso, prevale.
Ed allora noi, nel riempirci gli occhi, nel metaforico grattare sulla superficie della tela per arrivare all'oltre sous le rouge, nel voler attribuire un significato non necessario, ecco che intravediamo una risposta, forse la risposta: ordine!
La replica all'inquietudine, la panacea per il dubbio: ordine.
Vito Campanelli, quindi, nel dialogare con se stesso, nel riflettere su questa società liquida descritta da Zygmunt Bauman, in cui relazioni, tessuto civile e sociale, pensiero, certezze, tendono a venir meno, dove "Non sono rimasti molti terreni solidi su cui gli individui possano edificare le loro speranze di salvezza; non possiamo più sperare seriamente di rendere il mondo un posto migliore in cui vivere; non possiamo neppure rendere veramente sicuro quel posto migliore nel mondo che, forse, siamo riusciti a ritagliare. L'insicurezza c'è e resterà qualunque cosa accada", e ancor di più trascinato dall'esigenza di artista di trascendere il quotidiano, mette ordine nel regno dell'imprevedibile, informe, irregolare: in una parola, nel Caos. Ma attenzione: non più il Caos primordiale e distruttore ricordato nella mitologia, necessario comunque a cicliche fasi di rinascita, bensì all'ordine nascosto che dà origine a fenomeni estremamente complessi a partire da regole molto semplici, come cita la teoria su cui scienziati di diverse discipline tendono ad essere concordi. Nell'affermazione di George Santayana "Chaos is a name for any order that produces confusion in our minds" (Caos è un nome per qualunque ordine che produce confusione nella nostra mente"), si conferma che il Caos non può più essere visto come casualità e totale mancanza di regole, ma come un ordine così complesso da sfuggire alla percezione ed alla comprensione umana. Perciò Vito, l'artista, nel fungere da agente privilegiato della percezione, da catalizzatore del Caos, usa il composto alchemico tra mente, colore, energia del fare, e la musica che lo accompagna e guida nella trasmutazione della azione pittorica; è teso a perfezionare un proprio linguaggio che è ermetico solo all’apparenza, in realtà molto più comprensibile ed aperto di quanto egli stesso creda: l'astrazione è un linguaggio universale. Sul potente ordito del colore, Campanelli tesse trame ricche di pennellate forti, fitte di intrecci, di polarizzanti contrasti, dove sovente forme a-geometriche si fronteggiano, affiancano, toccano quasi in attesa di riunirsi in uno (e come non andare all’Uno cosmico?); tratti come affondi di spada duellano su campi cromatici allontanandosi, comunque, dalle influenze di Mark Rothko con il quale sicuramente condivide il desiderio di uno spazio spirituale.
Pur senza attribuire etichette, possiamo avvicinare l’opera di Campanelli al movimento artistico denominato espressionismo astratto? Forse, e confesso che il termine mi piace.
Ora voglio citare un breve passo del commento al catalogo delle opere di Vito dal 2004 al 2008 appena pubblicato, scritto dal giornalista e art director di Lem Art Group di Milano, Maurizio Principato, un'illuminata traduzione in chiave musicale della sua pittura: ”Tutte le opere di questa appassionante monografia sono performance visive che possiedono la progressione di un concerto poprock, con tanto di incipit ad effetto, brani istantanei e suite articolate, scosse telluriche, inevitabili fasi interlocutorie, gran finale. Encore”.
Sull’onda musicale, l’artista vorrà concedermi un pensiero rivolto al mitico chitarrista Jimi Hendrix, che nel 1967 scrisse un brano musicale in tono con questa bellissima esposizione non solo nel richiamo del titolo, Purple Haze - foschia porpora - ricordandone i primi versi:
Purple haze all in my brain
Lately things just don’t seem the same
Actin’ funny, but I don’t know why
‘Scuse me while I kiss the sky
che significa:
Ultimamente le cose non sono più le stesse
Si comportano in modo buffo, ma non so perché
Scusami mentre bacio il cielo.
1 commento:
Che dire di una persona molto, ma molto simpatica? Nel sottolineare che ogni riferimento a fatti o persone è puramente causale, esprimo quanto segue:
1) La galleria 795 è uno spazio veramente piacevole e ben strutturato, in cui ogni artista vorrebbe esporre;
2)Grazie a te per l'ospitalità;
3) Avremo modo di riprendere l'argomento "cabernet": è una promessa.
Rosalba, you are really great!
Nino
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